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Nafop all’Esma: valutazione di adeguatezza sì, ma sul portafoglio

Più controllo sul processo se la consulenza è in conflitto di interessi, più controllo sul risultato se è indipendente. Insomma, dice Nafop, più fiducia se la consulenza è indipendente.

Più controllo sul processo se la consulenza è in conflitto di interessi, più controllo sul risultato se è indipendente: questa la sintesi della nota che Nafop, l’associazione dei consulenti finanziari regolati dagli articoli 18-bis e 18-ter del Tuf, ha inviato all’Esma, la Consob europea, partecipando alla consultazione sulle Linee Guida per la valutazione di adeguatezza. “Consigliare il complesso di investimenti più adeguato è un compito specifico dei professionisti che Nafop associa, anzi si potrebbe dire che è il motivo stesso per cui gli investitori si rivolgono a tali professionisti. L’associazione si è pertanto sentita particolarmente interpellata dal tema della consultazione e ha apprezzato molti degli elementi di novità che caratterizzano la bozza di questa nuova versione delle Linee Guida Esma“, spiega l’associazione in una nota.

Le principali richieste di Nafop a Esma, prosegue la nota, “vanno innanzitutto nella direzione di richiedere un maggiore e più definito risalto per il principio che, se la consulenza è prestata su un articolato portafoglio di investimenti, la valutazione di adeguatezza deve riguardare il portafoglio nel complesso. Le stesse prescrizioni della ‘product governance’ non devono divenire un limite all’utilizzo di una ampia varietà di strumenti se i pesi percentuali e le correlazioni sono utilizzate in modo corretto”.

In secondo luogo, Nafop ha voluto chiedere al regolatore “una specifica considerazione della diversità della consulenza prestata su base indipendente e tanto più della consulenza prestata da soggetti totalmente indipendenti. Infatti dove il conflitto di interessi è rimosso, la corretta valutazione di adeguatezza è interesse non solo del cliente ma anche del consulente. In questo caso deve essere dato un maggiore spazio alla naturale fiducia del cliente nel consulente che ha scelto e specificamente remunera. Il consulente indipendente deve avere maggiore libertà sia nel valutare le informazioni realmente utili al cliente, sia nella scelta metodologica”.

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