Intervento del presidente NAFOP, Cesare Armellini, sul 30 bis, pubblicato su Advisor Online, riguardante la possibilità per i consulenti indipendenti di operare anche al di fuori dei propri studi professionali.
L’audizione del Presidente dell’Organismo di Vigilanza e Tenuta dell’Albo Unico dei Consulenti Finanziari presso il Senato ha ulteriormente acceso il dibattito intorno al futuro dell’articolo 30-bis del TUF che prevede l’offerta fuori sede anche per i consulenti finanziari autonomi. La professoressa Carla Rabitti Bedogni nel suo intervento non ha utilizzato mezzi termini e ha chiesto in maniera molto esplicita di abrogare quell’articolo perché pregiudicherebbe un efficiente esercizio delle funzioni di vigilanza.
Una posizione, quest’ultima, non condivisa da Cesare Armellini, presidente dell’Associazione dei Professionisti e delle Società di consulenza finanziaria indipendente Fee Only (Nafop): “Non vedo un problema di vigilanza anche perché, come ha ricordato la stessa Consob nell’audizione al Senato, per i consulenti finanziari indipendenti è già prevista una RC professionale ed esistono dei limiti al tipo di attività esercitabile che già tutelano il cliente finale” spiega Armellini che anzi invita tutti a riflettere sull’importanza di inserire nella normativa italiana un riconoscimento della natura di “libero professionista” dei consulenti fee only.
“Ad oggi non è specificato da nessuna parte che il consulente fee only è un libero professionista e se lo scenario non cambia ci troveremmo di fronte ad un paradosso” chiosa il presidente di Nafop che ricorda come sia nella natura stessa dell’attività del consulente autonomo “l’operare fuori dal proprio ufficio. Difficilmente un consulente indipendente può svolgere la sua attività esclusivamente rimanendo chiuso nella propria sede. Non è forse quello che avviene per qualunque libero professionista?”.
E, a riguardo, Armellini ricorda che sarebbe “insensato pensare che un consulente indipendente fosse libero solo di promuovere fuori sede solo la propria persona e non la propria attività. Il Mef, nell’inserire l’articolo 30-bis, ha riconosciuto il nostro ruolo e ha, a mio avviso, inserito una norma che tutela maggiormente i risparmiatori finali.
Se passasse la linea indicata dall’OCF quali controindicazioni vedrebbe? “Ipotizziamo che venga abrogato l’articolo 30-bis, da un lato ci sarebbero dei professionisti che per sopravvivere professionalmente sarebbero comunque costretti a promuovere se stessi e la propria attività fuori dal proprio ufficio, ma lo dovrebbe farse senza avere alle spalle una disciplina che tutela il cliente. Dall’altro ci troveremmo di fronte ad una discrepanza di trattamento rispetto agli altri soggetti che operano sul mercato della consulenza finanziaria. Credo che senza l’articolo 30-bis ci sarebbero gli estremi per un intervento dell’Antitrust dal momento che verrebbe meno la libera concorrenza” conclude Armellini.